Risveglio, presenza, cambiamento

Ho sempre saputo dell’importanza della presenza e del risveglio della coscienza.
Mi ricordo che quando ero ragazzo tornavo a casa la sera e mi dicevo: ma io dove sono stato oggi? Ricordavo perfettamente dove ero stato è cosa avevo fatto, ma mi rendevo conto che avevo vissuto guidato dalle coscienze inferiori. La mia coscienza dov’era?

Sono così convinto dell’importanza della presenza e del risveglio della coscienza che nell’ultimo anno ho creato un progetto che si chiama L’Unica Vera Via, dove l’unica vera via è appunto il risveglio della coscienza, perché non può esistere evoluzione se non attraverso il risveglio a Ciò che realmente siamo.

Ma nonostante ritenga indispensabile vivere nella presenza sono altrettanto convinto dell’importanza e della possibilità che abbiamo di rieducare le coscienze inferiori per cambiare qualcosa di noi.

 

Molti sostengono che è sufficiente vivere totalmente nella presenza per realizzare lo scopo dell’incarnazione. Sono parzialmente d’accordo per due motivi: per molti è praticamente impossibile vivere totalmente nella presenza e dato che il caso non esiste, anche quelle esperienze non sono affatto un caso.

Perché per molti è quasi impossibile vivere nella presenza? Perché le emozioni sono troppo forti e sovrastano la volontà di vivere nel qui e ora. In quei casi le emozioni, che ancora una volta non sono mai per caso, ci stanno dicendo che per conoscere la luce abbiamo bisogno di conoscere prima l’oscurità. L’oscurità diventa luce quando abbiamo imparato a conoscerla, amarla e trasformarla, questa è la sintesi del processo alchemico.

Il secondo motivo è che ritengo che sia nostro compito anche cambiare noi stessi per smussare quegli spigoli che magari fanno male agli altri, oltre che a noi stessi. Inoltre tutti meritiamo di essere felici, perché non cambiare quelle parti di noi che ce lo impediscono? Le coscienze inferiori a volte ci fanno star male non perché sono cattive o perché sono nate male, ma semplicemente perché hanno vissuto delle esperienze che le hanno portate a essere così. Bene, in questo caso sta a noi rieducarle perché apprendano nuovo modelli di pensiero e comportamento.

 

È vero che è fondamentale accogliere, accettare e amare tutto ciò che siamo, compresi quelli che consideriamo i nostri limiti, ma è altrettanto vero che nessuno ci ha detto che dobbiamo tenerceli per sempre.

Qualsiasi processo creativo necessita sempre di un duplice approccio: è necessario saper guardare, saper ascoltare, saper aspettare. Ma è altrettanto importante poi saper agire.

La possibilità di cambiare esiste.

 

Quando mi dicevano 20 anni fa di tenere corsi e insegnare ciò che sapevo, rispondevo che non ci pensavo proprio. Dicevo che non ero pronto, ma in realtà ero bloccato dalla paura.

Se non fossi cambiato, se non avessi educato le mie coscienze inferiori a superare la paura del parlare in pubblico, ora non potrei fare quello che sto facendo.
Sono convinto che possiamo migliorare il nostro stato, soprattutto quando questo miglioramento può portare beneficio a noi e agli altri.

Sono altrettanto convinto che il cambiamento può avvenire solamente quando davvero accettiamo totalmente ciò che siamo. Fintantoché critichiamo, giudichiamo alcuni aspetti di noi significa che lì c’è ancora una lezione da apprendere e non ci sarà permesso il cambiamento.

 

Ecco, la presenza serve anche a quello, a comprendere che ciò che ci fa soffrire nasconde una lezione e nell’accoglienza, nell’ascolto, nell’accettazione e nell’amore c’è la consapevolezza: fase passiva.

A quel punto occorre rieducare le coscienze inferiori a nuovi modelli di pensiero e comportamento, perché loro sono abitudinari e occorre l’intento, l’azione e la costanza perché il Sé istintivo e il Sé mentale apprendano. Quella è la fase attiva

Chi può compiere le due fasi: passiva e attiva però è solo la coscienza risvegliata dell’Io osservatore perché finché continueremo a vivere nell’abitudine e a rimanere identificati con le coscienze inferiori, nessun cambiamento sarà mai possibile. Loro, il Sé istintivo e il Sé mentale non vogliono o non sanno cambiare, occorre passare a un meta livello, occorre una coscienza più elevata che veda e affronti le questioni da un diverso piano di coscienza. Occorre che si risvegli l’Io osservatore, il Maestro in noi.