Risposta all’huffingtonpost

Antonio Origgi risponde all'huffingtonpost

Vittorino Andreoli all’huffingtonpost

Ho recentemente letto sull’huffingtonpost.it un articolo di Flavia Piccinni  che intervista Vittorino Andreoli, noto psichiatra e scrittore, sul suo ultimo libro. Nel libro, Andreoli afferma: “Siamo la società dell’homo stupidus stupidus stupidus. Oggi solo gli imbecilli possono essere felici”.

Le sue parole mi hanno colpito e allora ho pensato di rispondergli attraverso questo articolo che girerò anche all’huffingtonpost.

VA: Viviamo in una società dominata dalle frustrazioni. La sensazione prevalente è quella di trovarsi in un ambiente in cui ci si sente esclusi, ci si sente insicuri, si ha paura. Si accumula così la frustrazione, che poi diventa rabbia. E la rabbia sa a cosa porta? Porta alla voglia di spaccare tutto. Il nostro tempo non è violento, è distruttivo.

FP: Ha parlato di violenza e di distruttività. Che differenza c’è?

VA: La violenza è finalizzata a produrre danno agli altri. Uno è geloso perché c’è qualcuno che gli ha portato via l’oggetto d’amore, e si vendica violentemente: lo ammazza. Ma, realizzato questo scopo, la violenza decade.

FP: E la distruttività?

VA: La distruttività invece è la tendenza a fare del danno agli altri, ma anche a se stessi. Si uccidono moglie, figli e ci si uccide. È una piccola apocalisse. Ed è molto frequente nelle famiglie oggi.

AO: Condivido la distinzione tra violenza e distruttività, ma a mio parere laddove si arriva a fare del danno a sé stessi c’è un parametro fondamentale da tenere presente: il vuoto affettivo, il non sentirsi accettati e amati, il sentirsi messi da parte e non voluti. Questi fattori possono portare al suicidio. Se a questi si aggiungono la rabbia repressa e il senso di ingiustizia, sommati alla mancanza di valori etici, allora arriviamo alla distruttività di cui parla Andreoli. In entrambi i casi vediamo un Sé istintivo represso che a fronte della classica goccia che fa traboccare il vaso esplode, prevaricando la volontà del Sé mentale e la ragione dell’Io.

Le sue affermazioni però, così come riportate nell’intervista, appaiono assolutamente generalizzanti di un problema ben più profondo che ha cause perfettamente conosciute.

 

FP: Stiamo vivendo un tempo distruttivo anche per la politica?

VA: C’è il desiderio di fare la guerra, per mascherare situazioni personali, per fare le armi, per alimentare gli arsenali nucleari. C’è aria di guerra, e la guerra è distruttività. Lo ribadisco: la distruttività è la caratteristica fondamentale del nostro tempo.

AO: Condivido, ma non mi sembra corretto vedere solamente un aspetto negativo del nostro tempo senza vedere, da una parte le cause, di cui siamo tutti responsabili, di questa distruttività, e d’altra parte i tanti segnali positivi e di evoluzione della coscienza che fino a pochi anni fa non erano presenti. E’ un po’ come voler guardare il bicchiere mezzo vuoto. Comprendo d’altra parte che sia molto più evidente vedere il male, molto più appariscente rispetto al bene che non fa notizia.

FP: Quali sono le altre?

VA: La frustrazione e l’insicurezza. Siamo la società della paura. Domina la cultura del nemico.

AO: In parte è vero. Ma proviamo ad analizzare il perché di questa situazione valutando i modelli di comportamento indotti dal Sé mentale che domina la società contemporanea. Nel libro Le 3 Menti Inconsce c’è un quadro preciso sulle cause dei malesseri individuali e dell’intera società in cui viviamo.

FP: Questo cosa comporta?

VA: Questo uccide la speranza e la fiducia, e promuove lo stare da soli.

AO: Ecco, qua si apre una parentesi importante. Finchè ci lasciamo governare dal Sé mentale e dal Sé istintivo, la reazione esposta da Andreoli è normale e giustificata, ma è proprio in questi momenti che la coscienza dell’Io deve risvegliarsi e prendere tra le mani le redini della  vita. Fortunatamente sta accadendo a tante persone e lo vediamo quando scegliamo di guardare il bicchiere mezzo pieno.

FP: E poi?

VA: Sa, c’è stato il periodo della ragione, dei lumi, delle grandi ideologie e adesso…

FP: Adesso?

VA: Adesso abbiamo il periodo della stupidità.

FP: Perché dice così?

VA: Perché governa l’irrazionalità! Domina l’assurdo. Non c’è il senso dell’etica. Peggio di così… E come conseguenza della stupidità abbiamo la regressione all’homo pulsionale.

AO: Si, lo possiamo osservare guardando il bicchiere mezzo vuoto. È verissimo. Ma è la giusta reazione di un Sé istintivo che negli ultimi decenni è stato represso da un Sé mentale sempre più forte. Non poteva essere altrimenti. Da qua si può solo ripartire se l’Io sceglie di svegliarsi

FP: Ricordavo che appartenessimo all’homo sapiens sapiens.

VA: No! In questo momento storico in cui domina l’assurdo, noi siamo l’homo stupidus stupidus stupidus.

AO: Perché giudicare? Per me è solo un periodo di transizione. Vedo invece in tanti esseri umani l’homo provectus (evoluto, ma sarebbe meglio dire: che si sta risvegliando)

FP: Per quale motivo?

VA: Tutti pensano a se stessi. Nessuno pensa che siamo un Paese. E questa è la stupidità. Se oggi uno non è stupidus in questa società non può vivere.

AO: Perché sempre generalizzare? Perché dire tutti? Fosse anche la maggioranza, non è comunque la totalità. Generalizzare porta a condannare tutti. Un cane mi ha morso, tutti i cani sono cattivi. Non è giusto e non aiuta a crescere.

FP: Come ci si salva?

VA: Facendo come il protagonista del mio romanzo, che va in un mondo bellissimo dove non esistono commendatori. Dove non esiste l’uomo. La genesi si è fermata al quinto giorno, perché il Padre eterno è molto intelligente e in una parte del mondo non ha fatto l’uomo.

AO: La salvezza non può che partire da ciascuno di noi e solo attraverso il risveglio della coscienza. Ce lo dicono da sempre: Uomo, conosci te stesso!

FP: Dove si concentra la stupidità oggi?

VA: Nel potere. Il potere oggi è per definizione stupido. Io uso il potere come verbo: posso, quindi faccio. E faccio perché posso. Il potere è l’aspetto più chiaro della stupidità.

AO: A mio parere la stupidità si concentra nel Sé mentale che ha perso contatto col Sé istintivo e soprattutto con la propria anima. Poi è evidente che possiamo più facilmente vedere il Sé mentale vincere ed esprimere tutta la sua individualità nel bisogno di potere.

FP: Lei si considera un uomo di potere?

VA: Ho scritto dei Nessuno, quelli con la N maiuscola, perché in questa società c’è qualcuno che non è stupido, e sono i Nessuno. Io sono un Nessuno, perché non conto niente.

AO: Cosa significa non contare niente? Chi alla fine decide l’ordine dei valori?

FP: Ma lei conta…

VA: Essendo Nessuno non devo accettare compromessi. Il Nessuno è colui che c’è, ma è come se non si fosse. Amo questa società, quella fatta dalle persone bellissime che non contano niente.

AO: Bene, un’occhiata al bicchiere mezzo pieno. Ma ripeto, l’ordine dei valori lo dà la politica? O il potere? O la coscienza più elevata che è in ciascuno di noi?

FP: Anni fa con Andrea Purgatori su Huffington Post fece una diagnosi al nostro Paese ormai storica. Possiamo aggiornarla, questa diagnosi?

VA: L’Italia è solo peggiorata perché non è mai stata curata.

AO: Chi dovrebbe curarla? I politici? No, solo ciascuno di noi può farlo e quando lo fa col cuore, allora anche la società può cambiare. Guardiamo l’esempio di Greta Thunberg.

FP: E gli italiani?

VA: Siamo dei masochisti felici: viviamo in un costante e grave pericolo economico e sociale, però siamo capaci di divertirci.

AO: Meno male! Però ancora una volta è una generalizzazione

FP: E poi?

VA: Siamo frustrati. Pieni di rabbia. Darwin parlava di istinto, ma noi stiamo regredendo all’epoca della pulsionalità. Si guardi intorno.

AO: Ripeto una risposta data più sopra: è la giusta reazione di un Sé istintivo che negli ultimi decenni è stato represso da un Sé mentale sempre più forte. Non poteva essere altrimenti. Da qua si può solo ripartire se l’Io sceglie di svegliarsi

FP: Lo faccio ogni giorno.

VA: Ecco: ormai non c’è l’etica, ma ci sono i comitati etici. Domina l’io e non il noi. Io voglio questo. Lo voglio, lo voglio, lo voglio.

AO: È vero, nella maggioranza domina il Sé mentale (individualizzazione) a scapito del Sé istintivo (socializzazione). Ma c’è un motivo ben preciso se oggi è così e, come sempre, fa parte di un processo evolutivo

FP: In questo contesto, crede che sia significativo l’aumento della violenza sulle donne?

VA: Antropologicamente, la donna è stata da sempre preda dell’uomo. Salomone, che era la saggezza del popolo, diceva: “Più terribile della morte è la donna, solo l’uomo timorato di Dio ne può scampare, mentre il peccatore ne è avvinto, abbindolato”.

AO: Senza andare a scomodare Salomone, a mio parere è il risultato della nuova debolezza dell’uomo nei confronti della donna. Ne parlo nel capitolo: “È ancora l’uomo il sesso forte?” del libro sopra citato

FP: Dopo cosa è accaduto?

VA: Poi è arrivato Cristo, che le donne le ha rispettate. C’è stata la cultura che faticosamente ha dato valore alla donna, alla femminilità, alla sua resistenza. Ma se precipitiamo nell’uomo pulsionale, la donna ritorna ad essere la preda.

AO: Esatto. È ancora l’uomo il sesso forte???

FP: L’altro giorno a Cannes 83 attrici hanno sfilato silenziosamente in segno di protesta contro l’industria cinematografica, e le discriminazioni di genere. Cosa pensa di quel movimento globale che è #metoo e delle conseguenze inevitabili che avrà sul presente?

VA: La donna ha ancora bisogno di un movimento forte. Ricordo ancora che presi parte alla storica marcia delle donne da Central Park fino a Broadway. Oggi però la donna non deve fare l’errore del femminismo degli anni Settanta.

FP: Quale?

VA: Escludere gli uomini. Averlo fatto, in passato, non le ha permesso di crescere. Il movimento, come diceva quella grande donna che era Ida Magli, bisogna farlo insieme. Altrimenti l’uomo resterà culturalmente distaccato. Resterà un omuncolo.

AO: Sono d’accordo

FP: Lei come si sente?

VA: Io sono un infelice gioioso.

FP: Mi spiega meglio?

VA: Oggi si parla solo di felicità, ma la felicità è qualcosa di individuale. È una sensazione positiva, piacevole, che appartiene all’io. La gioia appartiene invece a una condizione che riguarda il noi: l’io insieme all’altro. Si trasmette e la si riceve, ma riguarda sempre un gruppo. Oggi solo gli imbecilli possono essere felici.

FP: Per quale motivo?

VA: Apparteniamo a una società troppo complessa perché non venga considerata la condizione degli altri. Come fa uno a essere felice se ogni giorno vede persone che soffrono?

AO: Non sono d’accordo. Una cosa è comprendere il malessere degli altri, altro è farsene condizionare. Quando c’è equilibrio interiore, quando c’è maturità emotiva, ci può essere felicità e contemporaneamente empatia e azione per aiutare l’altro. Penso che sia più di aiuto una persona felice che una persona triste

FP: Non lo so.

VA: Io non stimo molte persone, ma quell’uomo di Nazareth, quell’uomo con la U maiuscola, quello insegnava la gioia. Oggi però tutto è diverso.

FP: In che senso?

VA: Oggi non ci sono più i padroni della terra, degli immobili, ma quelli dell’umanità. Li racconta bene Avram Noam Chomsky.

FP: Chi sono questi padroni?

VA: L’economia dipende da circa 20-25 persone. La maggior parte dei Nessuno fa fatica a vivere, mentre alcuni non sanno vivere perché hanno troppo.

FP: Per esempio?

VA: Mark Zuckerberg! La prossima volta lo guardi bene: ha perso 100 miliardi in un giorno. E sa cosa ha detto? “Non è niente per me”. Ecco, così divento infelice e un po’ arrabbiato. Ed è un bene.

FP: Per quale motivo?

VA: Perché fino a quando continuerò a indignarmi, continuerò a scrivere.

AO: Bene che continui a scrivere, e faccio altrettanto. Però le parole di Mark Zuckerberg non mi toccano, nel senso che comprendo perfettamente che fanno parte del risultato prodotto da un Sé mentale malato e da un Sé istintivo sottomesso che ha completamente perso la sua naturale spontaneità. In quella situazione l’Io dorme per la quasi totalità del tempo e si vive il cosiddetto sonno della coscienza. Ciò mi spinge a parlare e scrivere sempre di più, a guardare il bicchiere mezzo pieno e vedere con gioia intorno a me tante persone che fanno altrettanto.