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Meglio la Dea Madre o il Dio Padre

Dio Padre e Dea Madre
Quando si parla di spiritualità o di religione in tutte le sue forme, comprese quelle più moderne, si parla del principio divino come della Dea Madre o del Dio Padre. Questa discussione, per non parlare di diatriba, è sempre esistita ed è stata spesso, e in alcuni casi lo è ancora, causa di conflitti. Ogni corrente religiosa ha le proprie teorie e si rivolge più all’aspetto maschile piuttosto che al femminile.
Se andassimo a spulciare qualcosa sulla storia delle religioni scopriremmo che tutte le religioni primitive, dai sumeri, agli egizi, ai cretesi, ma anche in Grecia, Etiopia, India, Babilonia, Irlanda e Mesopotamia, erano basate sul culto della Dea.
Nel libro “Le 3 Menti Inconsce” spiego come sia avvenuto il passaggio dalle società matriarcali a quelle patriarcali, con il maggiore sviluppo dell’emisfero sinistro nell’uomo, e successivamente si sia gradatamente passati a religioni che prevedevano il culto di un dio maschio. Infatti già nel 1500 a.C il culto della Dea femminile era caduto in disgrazia.
Con l’ascesa poi di Giudaismo, Cristianesimo e Islam nel Medio Oriente e in Europa, le religioni monoteiste diedero vita a un nuovo ordine, esclusivamente maschile: Dio, Re, Padre.
Ciò nonostante il culto delle divinità femminili perdura in molti paesi, dall’Africa, al Sud America, con il culto della Pachamama, all’India, con la presenza sempre fortissima della Shakti, la forza divina chiamata anche La Grande Madre la cui energia cosmica resta comunque responsabile della creazione dell’Universo.
Oggi il culto della Dea Madre sta tornando prepotentemente in auge e sono tante le correnti spirituali che si ricollegano alla figura femminile, in alcuni casi anche mosse dal desiderio di riscatto, più che giustificato, dopo secoli in cui le religioni monoteiste hanno contribuito a mantenere la donna ai margini della società e come figura comprimaria rispetto al ruolo predominante del Padre e del Figlio.
Ma in fondo Padre e Madre sono soltanto figure di comodo utilizzate per millenni per spiegare a popoli, la cui coscienza era ancora estremamente limitata, certi concetti che vanno ben oltre il piano fisico di un uomo o una donna.
In realtà i due principi alla cui unione va fatta risalire l’origine degli universi sono Coscienza ed Energia o, utilizzando i concetti del Tao cinese, Yin e Yang.
Parlando di una spiritualità più matura dovremmo sempre utilizzare questi termini anziché parlare di Padre e Madre, proprio per evitare l’errore e il grande rischio connesso all’identificazione che il Sé istintivo e il Sé mentale fanno con il principio divino.
Ora, per sciogliere gli ultimi dubbi e gli ultimi rischi di identificazione è bene comprendere che in qualità di principi divini non possono esistere né la sola Coscienza, né la sola Energia. In altre parole non possono esistere né il Padre, né la Madre. Perché? Semplicemente perché uno senza l’altra non possono esprimersi come Vita e possiamo solo teorizzare la loro esistenza. Tutta la realtà materiale o sottile, tutte le dee e gli dei, tutti gli angeli e demoni, tutti gli universi, sono soltanto espressione e manifestazione del Figlio, cioè dell’unione tra Coscienza ed Energia.
Non esiste e non esisterà mai nulla nella manifestazione fisica o sottile che sia soltanto Madre o che sia soltanto Padre. Non esiste in nessuna forma Energia che sia solo pura Energia, o Coscienza che sia solo pura Coscienza. Non possono proprio esistere perché in tutte le forme dell’Energia, anche quella più densa ci deve essere anche una piccola parte di Coscienza che la fa trasformare e evolvere e anche le forme di Coscienza più evoluta non potrebbero manifestarsi se non avessero il supporto dell’Energia.
Tutto il creato, tutti i mondi, tutti gli dei o dee sono formate da Coscienza ed Energia e il simbolo più bello e significativo di questa realtà è il simbolo del Tao, che non tira in ballo uomini o donne, ma solo due entità ed esprime visivamente che anche nel nero più nero c’è sempre un puntino bianco, come nel bianco più bianco esiste sempre un puntino nero. È solo grazie alla loro combinazione che tutti noi esistiamo.
Una spiritualità matura dovrebbe smetterla di parlare di dei o dee, e soprattutto di immagini e nomi più o meno altisonanti, per rivolgere lo sguardo all’essenziale oltre la forma.