La scorsa settimana ho pubblicato su Facebook questa domanda: C'è differenza tra imparare a nuotare…
LA PAURA DI CAMBIARE

cambiare
La vita è trasformazione. Tutto nella vita cambia, cambiano continuamente le stagioni, cambia il clima negli anni e tutto si adegua al nuovo. Chi resiste, chi non riesce a cambiare, muore.
La vita ci chiede di essere malleabili e capaci di adattarci continuamente a situazioni in continua evoluzione. La vita ci chiede di saperci adattare, di accettare qualsiasi cambiamento, perché la vita è sinonimo di cambiamento. La vita ci chiede di essere fluidi, come l’acqua che sa superare qualsiasi ostacolo, senza spaventarsi, ma affrontandolo e adattando la strategia in base a ciò che incontra: abbattendo l’ostacolo se ne ha la capacità, o aggirandolo se è superiore alle sue forze. La vita ci chiede di adattarci al nuovo, la vita ci chiede di essere in continua trasformazione per cogliere il meglio di ciò che viene.
Eppure il cambiamento sembra essere la cosa che fa più paura. Non cambiamo per pigrizia, perché ci costa troppa fatica, perché conosciamo le nostre abitudini. Magari non ci piace la situazione che viviamo, magari ci lamentiamo continuamente, magari diciamo che non vediamo l’ora di cambiare, ma poi al lato pratico non facciamo nulla, oppure dopo i primi passi, torniamo indietro.
Spesso non cambiamo per paura. Ci fa paura il nuovo, ci fa paura il lavoro che dovremmo affrontare per cambiare, ci fa paura affrontare le nostre insicurezze, ci fanno paura le reazioni delle persone a cui teniamo, ci fa paura l’ignoto. E allora restiamo nella nostra zona di comfort, la zona che conosciamo bene, la zona dove siamo al sicuro….nel nostro malessere.
Magari prendiamo la scusa che non siamo capaci, che non ne abbiamo la forza. Magari, anziché farlo noi, chiediamo agli altri di cambiare. Chiudiamo gli occhi davanti ai nostri limiti, così non dobbiamo cambiare, ma siamo abilissimi a vedere i limiti dell’altro e allora lo giudichiamo e gli diciamo che per stare con noi deve cambiare. Lui, non noi.
Ci sono persone che passano una vita nell’immobilità, ci sono persone che arrivano al termine della vita colmi di rimpianti per le occasioni non colte, ci sono persone che cadono nella depressione per non avere avuto il coraggio di fare un passo, magari di dire un semplice NO. Ci sono persone che scaricano le loro frustrazioni su chi è più debole per non avere la forza di affrontare il proprio disagio. Ci sono persone che annegano il malessere in una dipendenza, nell’alcol, nel lavoro, nella televisione o magari in una chat. Il tutto pur di non affrontare il tanto temuto cambiamento.
È facile notare che non ci fa paura solo cambiare noi stessi, anche cambiare una semplice abitudine diventa difficile e molto spesso si ha paura anche di dare il nostro contributo con il voto politico al cambiamento nel paese in cui viviamo.
Siamo ormai con le elezioni politiche alle porte e, guardando le cose dall’esterno e senza pregiudizi appare una cosa apparentemente inspiegabile. Più o meno il 90% degli elettori si lamentano della attuale classe politica e dei partiti che hanno governato l’Italia fino ad ora, quindi, a fronte di un nuovo partito (non stiamo a sottilizzare se è un partito o un movimento) che ha come bandiera il totale rinnovamento, la pulizia, l’onestà, e così via, se ci fosse coerenza tra lamenti e scelta del partito da votare ci si potrebbe aspettare nei sondaggi una percentuale altissima per il nuovo partito. Eppure non è così. È si il primo partito, ma con una percentuale di propensione al voto di molto inferiore alla percentuale delle persone che si lamentano dei vecchi politici.
Eppure le scuse che vengono portate per osteggiarlo non reggono, o sono comunque ben poca cosa rispetto alla montagna di critiche verso la vecchia classe politica. Ad esempio, l’accusa di incompetenza è priva di fondamento in quanto il loro programma non è per nulla inferiore a quello degli altri, anzi. Inoltre il premier non deve sapere tutto, come il capitano di una nave. la sua abilità dovrebbe essere quella di sapere dove andare e di scegliere i migliori esperti che sappiano realizzare il suo programma in ogni campo.
Anche la critica che il nuovo partito sia in realtà guidato da un noto comico non sta in piedi. Ciò che conta alla fine non è il comico, ma il programma di governo. Quanto poi al fatto che anche nel nuovo partito siano entrate delle persone che poi non hanno rispettato i patti, o non sono corrette, mi sembra una cosa impossibile da prevedere in anticipo. E questo vale per qualsiasi partito in qualsiasi altra parte del mondo. Ciò che conta dovrebbe essere cosa si fa una volta scoperto chi non è stato corretto. Questo fa la differenza.
Quali possono essere allora le motivazioni per cui la maggioranza degli italiani che si lamentano, sceglie di non votare il nuovo partito?
Se nelle previsioni di voto questo nuovo partito non ha la stessa percentuale di chi si lamenta della vecchia politica, è solo per la paura. Certo, c’è chi ha interessi economici in quello o quell’altro vecchio partito, c’è chi è fedele nonostante tutto ad una bandiera, ma la stragrande maggioranza degli elettori non sceglie il nuovo partito per la paura. Per la paura che le cose possano andare peggio, di perdere i propri risparmi, di perdere il lavoro, di perdere la propria sicurezza, e così via. Razionalmente sono tutte paure infondate, eppure, come dico sempre nei miei corsi, tra razionalità ed emozione, quando sono in conflitto, vince sempre l’emozione e così non si cambia mai.
La paura di cambiare in politica è solo il riflesso della paura di cambiare interiormente. Abbiamo la tendenza ad essere ancorati al passato, ancorati al conosciuto, mentre il fiume della Vita corre sempre più veloce verso nuovi orizzonti di opportunità