Un post sul Natale che ho letto questa mattina su Facebook mi ha fatto riflettere…
Coronavirus un’opportunità
Questa storia del coronavirus può essere un ottimo spunto per conoscerci e per comprendere bene sia il concetto di presenza e sia cosa significa diventare maestri di sé stessi.
Ciò che possiamo notare in questi giorni è l’emozione della paura che ci sovrasta, che ci fa preoccupare, che ci spinge a fare scorte di alimentari.
Alcuni poi si rendono conto dell’irrazionalità della paura e vorrebbero non averne e vivere questo momento con maggiore razionalità. Spesso però non ci si riesce. Tra volontà ed emozione, quando sono in conflitto, vince sempre l’emozione.
Se ci fermiamo un istante, se riusciamo per un attimo a fare tacere tutte le emozioni e i pensieri che si accavallano, riusciamo a dedurre da ciò che abbiamo appena osservato che in noi coesistono almeno tre piani di coscienza, cioè tre parti di noi autonome e indipendenti.
Una parte di noi, la coscienza emozionale, che è molto forte (quella che ci fa avere paura).
Una parte di noi, la coscienza mentale, che ragiona, pensa, pensa e spesso non riusciamo a fermare.
Una parte di noi, la coscienza che osserva le altre due.
Quest’ultima parte, l’Io osservatore, il più delle volte osserva, ma poi non riesce a fare altro, nel senso che è sovrastata dall’emozione della paura e dal continuo e ossessivo rincorrersi dei pensieri.
Lo stato che abbiamo appena descritto è ciò che chi si occupa di spiritualità chiama “sonno della coscienza”.
In quest’ultimo periodo si parla molto di presenza. Presenza significa che la coscienza dell’Io osservatore è sveglia ed è pienamente consapevole di tutte le dinamiche della coscienza emozionale (il Sé istintivo) e della coscienza pensante (il Sé mentale).
La nostra vera identità è proprio quell’Io osservatore che però fa molta fatica a rimanere sveglio e quando cominciamo a rendercene conto comprendiamo che il suo risveglio è un processo.
C’è chi ha una coscienza ancora molto dormiente e vive completamente identificato col Sé istintivo e col Sé mentale. Questo capita quando ad esempio diciamo “io sono arrabbiato” o “io ho paura” (identificazione col Sé istintivo). In realtà dovremmo dire: sento la rabbia del mio Sé istintivo, oppure il mio Sé istintivo prova paura per …
Tutte le volte invece che ci troviamo a pensare su cosa fare, su dove andare, su cosa mangiare e così via, siamo identificati col Sé mentale.
Quando la nostra coscienza (Io osservatore) si sta svegliando può vivere a volte nella presenza e rendersi conto di tutte quelle identificazioni.
Capita a molti in questo periodo.
Ci rendiamo conto del dominio di pensieri e emozioni e vorremmo essere liberi dalle coscienze inferiori, ma questa consapevolezza spesso accade solo quando stiamo male.
È in quella fase di inizio di risveglio che le persone cominciano a leggere libri di spiritualità, frequentano corsi, o cercano nuove forme di religione.
In quella fase si cerca di vivere nella presenza, ma spesso le emozioni del Sé istintivo o la razionalità del Sé mentale sono ancora troppo forti e ci fanno tornare nel malessere. Magari diciamo di accettare l’emozione negativa che stiamo provando, ma non riusciamo a scioglierla.
Poi passano i momenti difficili, torna il sereno e non ci pensiamo più.
Anziché approfittare di un periodo in cui il Sé istintivo è contento e il Sé mentale tranquillo per cercare di acquisire maggiore consapevolezza, spesso ci fa comodo riaddormentarci perché in fondo sentiamo di stare bene.
Ma dietro l’angolo può aspettarci qualche altra sorpresa: qualche parametro sballato negli esami del sangue, un problema col partner o coi figli, difficoltà al lavoro. Basta poco ed ecco che emozioni e pensieri cominciano a farsi sentire.
Ciò che succede in questo periodo col coronavirus è l’esempio che in fondo vale per quasi tutti.
La reazione delle coscienze inferiori del Sé istintivo e del Sé mentale al diffondersi del coronavirus dipende esclusivamente dalla maturità emotiva del Sé istintivo.
Più il Sé istintivo è immaturo emotivamente e più è difficile rimanere nella presenza e più facile cadere nelle identificazioni.
Ecco allora che sviluppare sempre più la presenza è fondamentale per renderci conto delle identificazioni, ma quando siamo svegli l’Io osservatore ha anche il compito di prendersi cura di rieducare le coscienze inferiori per sviluppare la maturità emotiva del Sé istintivo e per insegnare nuovi valori etici al Sé mentale. Spiritualmente una simile attività significa portare Luce là dove c’è oscurità.
Essere solo nella presenza è sufficiente quando le coscienze inferiori sono già abbastanza integrate e le loro pulsioni non sono tali da sabotare il risveglio. Ma quando sono ancora vittime delle convinzioni limitanti o di grandi emozioni represse, allora l’Io fa estremamente fatica a trasmutare il malessere e occorre un intervento di integrazione più importante per guarire le ferite emozionali e per modificare le convinzioni che bloccano il nostro benessere e la realizzazione dei nostri sogni.
Il corso “La Via della Presenza, erogato tramite app è un cammino insieme ed è stato studiato per facilitare il risveglio della coscienza e l’essere presenti a noi stessi. I corsi IWAY sono stati realizzati invece per conoscere, rieducare e integrare le coscienze inferiori.
Le due vie insieme rappresentano l’unione degli opposti sul piano terreno e portano all’1, la coscienza del Maestro in noi risvegliato e capace di ricondurci sulla Via di Casa.